Processi alle streghe

Processo 052

Processo 052 – Olzà Maria – 1673
15 aprile 1673
Processo contro: Olzà Maria

Figlia del fu Domenico Costa e moglie di Antonio Olzà, 40 anni, è sottoposta a processo perché nominata da altre streghe e sospettata di aver danneggiato bestiame e persone attraverso la pratica del maleficio. Catturata, visitata e interrogata inizialmente la donna si dichiara innocente. Tuttavia, durante la prima tortura, confessa: di aver imparato l’arte diabolica dalla sorella (la “Domenigona” decapitata, proc. N. 9) in tenera età, di aver partecipato ai sabba con altre persone, di aver avuto rapporti carnali con il demonio e commesso numerosi malefici. Costituita de plano conferma la sua deposizione. E’ condannata alla decapitazione, sepoltura del corpo sotto il patibolo e confisca dei beni.
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Processo 053

Processo 053 – Godenzi Isabetta – 1673
30 aprile 1673
Processo contro: Godenzi Isabetta

Figlia del fu Giacomo Semadeno e moglie di Giovanni Pietro Godenzi, abitante di Spineo, 38-39 anni, è nominata da altre streghe come complice nei sabba ed è sospettata di aver arrecato danno a bestiame e persone attraverso maleficio. Catturata, visitata e interrogata si dichiara innocente, tuttavia, in tortura, confessa: di aver imparato l’arte diabolica in tenera età dalla “Silvina”, di aver partecipato ai sabba con altre persone, di essersi intrattenuta sessualmente con il demonio e aver commesso numerosi malefici. E’ interrogata, visitata e torturata nuovamente: ratifica quanto confessato. E’ condannata alla decapitazione, sepoltura del corpo sotto il patibolo e confisca dei beni.
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Processo 054

Processo 054 – Maranta Orsola – 1672
7 ottobre 1672
Processo contro: Maranta Orsola

Figlia del fu Domenico Minghino e moglie di Stefano Maranta, originario di Villa in Valtellina e abitante di Poschiavo (località Robbia), non gode di buona fama ed è sospettata di aver compiuto numerosi malefici contro persone e animali. Catturata, sottoposta ad interrogatorio e visitata grida la sua innocenza; sotto tortura confessa: di aver appreso l’arte diabolica in tenera età dalla “Galuppa” e di aver partecipato ai sabba. Sono ascoltati nuovi testimoni i quali riconducono alcune disgrazie all’opera malefica di Orsola. E’ di nuovo sottoposta ad interrogatorio e tortura, ma nega di essere colpevole; successivamente ammette di aver commesso malefici. E’ riportato il costituto di una testimone interrogata a Edolo: Orsola le aveva regalato dei frutti che le provocarono malore. L’imputata confessa di aver commesso quel maleficio su ordine del demonio. Ritratta le confessioni più volte; in tortura “schernisce la giustizia”, ma infine conferma di essere colpevole. E’ condannata alla decapitazione, sepoltura del corpo sotto il patibolo e confisca dei beni.
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Processo 055

Processo 055 – Botton Jacomo, Consigliere d’Officio – 1672
26 dicembre 1672
Processo contro: Botton Jacomo, Consigliere d’Officio

Figlio del fu Andrea Botton, abitante di Brusio, ricopre in quell’anno la carica di Consigliere comunale. E’ nominato compagno di berlotti da un’altra strega, è sospettato di aver provocato una frana in Valle di Gaggio (Valtellina) e di aver maleficiato persone e bestiame. Un testimone riferisce che Giacomo sia a conoscenza di alcune “pratiche” per ammaliare le giovani. Si esita a procedere contro di lui sino al settembre del 1673. Il Consiglier Lucio Bonguglielmi sostituisce Giacomo in Consiglio. I membri del tribunale si insospettiscono e ne ordinano la cattura. L’uomo sembra sparito nel nulla, seguono quindi le tre citazioni pubbliche. Nonostante ciò egli non si presenta. E’ condannato al bando perpetuo e confisca dei beni.
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Processo 056

Processo 056 – Laqua Anna – 1673
5 giugno 1673
Primo e secondo processo contro: Laqua Anna

Figlia di Giovan Battista Pagano e moglie di Gio. Giacomo Laqua, non gode di buona fama: è infatti sospettata di malefici contro bestiame e persone. Ordinata la cattura, non si trova in casa: è fuggita dal paese. Seguono: le tre citazione pubbliche a comparire e, non essendosi mai presentata, la condanna al bando perpetuo con confisca dei beni. Nel 1678 Anna ritorna in paese ed è chiamata in tribunale. Il marito chiede che sia riconosciuta innocente. Costituita, ella rivela di essere stata portata fuori dal paese dal fratello poiché circolavano voci fosse strega, tuttavia non è al corrente di essere stata bandita. E’ interrogata sugli indizi raccolti durante il primo processo, tuttavia si proclama innocente. Il Cancelliere e un servitore si recano alle Prese per raccogliere informazioni su di essa: è conosciuta come donna per bene. Richiamati dalla Giustizia compaiono Gio. Pagano (fratello) e il marito, i quali promettono di pagare le spese processuali. Il fratello è condannato ad una multa poiché aveva minacciato la sorella e causato la sua precedente fuga. Anna, invece, è liberata dal bando.
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Processo 057

Processo 057 – Mengotti Anna “Cozza I” – 1673 1673
1673
Processo (incompleto) contro: Mengotti Anna “Cozza I”

PARTE SMARRITA PER NONCURANZA. E’ CONSERVATO SOLTANTO UN FOGLIO CONTENENTE LE INTERROGANZE. Moglie di Guarnè Mengotti, è accusata di aver insegnato l’arte diabolica ad alcune persone, di aver maleficiato un neonato e di aver fatto crollare una rovina a Prada.
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Processo 058

Processo 058 – Zala Anna “Nusciatta” – 1672
18 novembre 1672
Processo contro: Zala Anna “Nusciatta”

Figlia del fu Gio. Pagano e moglie del fu Mistrale Pedro Zala, è pregiudicata poiché nominata da altre streghe come complice nei berlotti, non gode di buona fama in paese, è infatti sospettata di malefici contro persone. Nonostante gli indizi raccolti e l’incarcerazione, avvenuta nel febbraio 1673, il Consiglio tarda a procedere contro di lei fino al settembre del medesimo anno. Tra i testimoni compare una dodicenne che racconta di aver subito un maleficio da lei. Interrogata, sottoposta a visita del corpo e due volte a tortura, Anna non confessa alcunchè: anche durante il confronto con un’altra strega si dichiara completamente innocente e vittima di malelingue. Riceve il supporto della famiglia (fratello e figlio) che sono disposti a pagare le spese del processo in cambio della sua liberazione. Prima della sentenza compare la testimonianza di una persona che ritiene Anna responsabile di un maleficio contro un suo agnello. Non si procede però oltre: è rilasciata dalle carceri, ma condannata a pagare le spese.
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Processo 059

Processo 059 – Della Zala Domenica – 1673
27 aprile 1673
Processo contro: Della Zala Domenica

Figlia di Pietro Isep de Galezia e moglie di Pietro della Zala, abitante di Brusio, appartiene ad una famiglia pregiudicata, è nominata da altre streghe come complice e sospettata di aver danneggiato persone (perlopiù fanciulli) e bestiame tramite la pratica del maleficio. Catturata a Viano e interrogata, dichiara di essere stata rinfacciata di stregoneria, tuttavia mai si è risentita perché convinta della sua innocenza. Tuttavia, subito confessa di aver appreso l’arte diabolica dalla “Cavazzina”, di aver conosciuto il diavolo il quale, promettendole bene infinito, le ordinava di commettere malefici. E’ sottoposta a visita del corpo e, nuovamente interrogata, sotto tortura dichiara: di aver partecipato ai sabba con altre persone, di aver avuto “commercio” con il demonio e aver commesso altri malefici. In seguito alla ratifica di quanto confessato durante una nuova tortura, è condannata alla decapitazione, sepoltura del corpo sotto il patibolo e confisca dei beni.
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Processo 060

Processo 060 – Tosio Susanna “Stavella” – 1673
9 aprile 1673
(prima data utile) Processo (incompleto) contro: Tosio Susanna “Stavella”

Figlia del fu Marcorelio Pagano e vedova di Giov. Giacomo Tosio, abitante di Sommavilla, 72 anni, è nominata da un’altra strega come complice e non gode di buona fama tra i compaesani: è sospettata infatti di aver compiuto numerosi e gravi malefici contro persone e bestiame. Ordinata la cattura Susanna non si trova in casa: una persona testimonia di averla avvistata a Cavaglia, tuttavia sembra sparita nel nulla. I parenti promettono di collaborare con la Giustizia, tuttavia il tribunale decide di citarla pubblicamente a comparire. Nel frattempo sono raccolte nuove testimonianze contro di lei. A novembre la donna torna in patria. E’ imprigionata e, interrogata sugli indizi, si proclama innocente; proprio i parenti avevano provveduto ad allontanarla dal paese. I testimoni ripetono le loro deposizioni contro la donna che, subito, è sottoposta a visita del corpo. Sotto tortura Susanna inizia a confessare, tuttavia ritratta più volte ed è costretta a sopportare numerose sofferenze. Infine, si dichiara colpevole: ha appreso l’arte diabolica in tenera età da Caterina Andreossa, ha partecipato ai berlotti con altre persone, ha commesso peccato carnale il demonio, malefici contro animali e persone e si è trasformata in un gatto. E’ condannata alla decapitazione, sepoltura del corpo sotto il patibolo e confisca dei beni, tuttavia ritratta nuovamente (era stata persuasa a farlo dal Ministro), quindi è sottoposta nuovamente a tortura durante la quale ratifica le sue colpe. Il Consiglio decide di mettere in esecuzione la sentenza.
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Processo 061

Processo 061 – Tetoldino Susanna “Bonasciola” – 1673
20 agosto 1673
Processo (incompleto) contro: Tetoldino Susanna “Bonasciola”

Figlia del fu Pavol Mengotti e moglie di Mathè Tetoldino, 41-42 anni, non gode di buona fama a causa della suocera, decapitata per stregoneria (proc. N. 11), è sospettata di aver provocato danno contro persone, bestiame e all’ambiente attraverso maleficio. Catturata, visitata e interrogata si proclama innocente. Sono uditi altri testimoni che riportano di aver subito maleficio da lei e da Caterina Moleita, la “Cassona”. E’ interrogata e, sottoposta a tortura, confessa: di aver imparato l’arte diabolica dalla suocera Domenica Tetoldino, di aver partecipato ai sabba con altre persone e aver commesso malefici. Fugge di prigione, ma è rintracciata a Cologna e riportata nelle “forze della giustizia”. Ricostituita in tribunale, ella racconta il suo tentativo di fuga e conferma nuovamente quanto dichiarato in precedenza. In seguito ratifica in tortura, ma cade in contraddizione. E’ sottoposta nuovamente a tortura durante la quale confessa la propria colpevolezza. E’ messa in esecuzione la sentenza (non esplicita, tuttavia Olgiati ci informa la donna sia stata decapitata).
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